Nell’epoca di internet, il cui la chat rende il corpo invisibile o alterabile attraverso un filtro alla webcam, nell’epoca in cui la fisicità si inoltra, frantumandosi e componendosi ancora, negli spazi immensi del Cyber e del catodico, osserviamo la nascita di un nuovo linguaggio del corpo, riesumato da antichi segni tribali.
Il tatuaggio, il piercing,il cutting, fino ai Blood-sports praticati nei celebri locali quali il Gauntlet o il Bondage, sono oramai entrati nella nostra esperienza quotidiana.
Attraverso la storia di due pazienti provenienti dal Blood-sport, ho iniziato una riflessione sul ruolo del vampiro e del narcisismo, della melanconia nel lutto e della ossessione.
Essendo però i casi così singolari e riconoscibili eviterò di parlarne in termini di diario clinico.
Le performance di Gina Pane del 1974, di Gunter Brus, o della notissima ed attuale Orlan hanno prodotto una attenzione dei media sul fenomeno del “Corpo che parla”.
Il corpo, la pelle, non è più solo superficie, solo epidermide, non è più una pellicola che nasconde, ma al contrario si trasforma e racconta.
Racconta di sogni e di miti , ad esempio il linguaggio mahori del tatuaggio, o di rabbia irrisolta ed autodistruttiva come negli blood-sports. Una Nuova Carne come viene chiamata che esprime sè stessa attraverso il martirio e l’autopunizione.
A differenza delle autoflagellazioni rituali, quali quelle presenti nella processione dei misteri a Trapani, il segno lasciato sulla pelle dei fautori della “ nuova carne” non è offerto a nessun Dio ma allo scambio di piacere, a una sorta di Narcisismo a cui la psicologia guarda con difficoltà.
Il Narciso che non cerca specchio che rifletta altro, se non la sua stessa immagine di cui si innamora fino alla morte per annegamento.
Il Narciso dunque che non si specchia nell’altro, che non accetta la non immagine, il vuoto che lo circonda nel quale si è volontariamente perduto.
E’ interessante notare come la icona del vampiro rappresenti il non morto che evita gli specchi che non lo riflettono.
Del resto il secolo 19° si chiudeva con il tradimento del sogno romantico e di quello decadente.
Il destino, l’Eros, il Thanatos non sono più auguste o tenere figure che svolazzano per campi in mietitura, o tra vette imprendibili.
Edipo non è soltanto il luogo dell’altrove; l’essere umano che si era rappresentato in una proiezione fa i conti con la sua crisi, essa (la crisi) diventa un luogo interiore, uno spazio della persona, la fucina delle emozioni dell’uomo, delle sue passioni.
Si passa cioè da un concetto di possessione ( da parte di agenti esterni), a quello di ossessione anzi per introdurre concetti psicanalitici Zwangsneurose, Nevrosi Ossessiva.
L’occhio incantato si rivolge all’inconscio alla ricerca di risposte ai perchè e al bisogno,l’ineluttabilità del piacere e della sofferenza.
La nascita della psicanalisi, al finire dell’ottocento, sancisce una crisi culturale ed una trasformazione.
Si parla di sesso e di passioni che non posseggono come uno spirito che cala e invade l’uomo, ma che nascono dall’uomo e chiedono soddisfazione, a rischio altrimenti di Obsidere. L’obsidere, l’ossessione con le sue caratteristiche di incoercibilità, estraneità, invasività, compulsività e cerimoniale. La lotta tra Es e Super Io, direbbe Freud, ha inattivato la facoltà di mediazione dell’Io.
Lotta dunque tra i bisogni d’amore senza confine, e la Legge Morale severissima che nega soddisfazione, l’Io ( il conscio) prigioniero del conflitto si nutre delle briciole sintomatiche fino a perirne.
Amore e morte, come ci racconta proprio in quegli anni con gli strumenti della letteratura Bram Stoker nel suo Dracula.
Fin da piccola una paziente riferiva di essere punita “a sangue” quando sorpresa ad esplorare ( come naturale) il proprio corpo ed i suoi messaggi, producendo una associazione tutt’ora fortissima tra piacere-punizione-dolore, perduta la coscienza della punizione o meglio coscientemente sottratta rimane quella di piacere dolore, piacere-sangue.
Da sempre il sangue è portatore di emozioni, nella cultura classica e popolare sono molte le espressioni le espressioni che associano uno stato d’animo alla metafora del sangue. “Il riso fa buon sangue”, “ mi ribolle il sangue”, “mi fa sangue”, spessissimo questa emozione è più esplicitamente correlabile al sesso come ciò che fa ribollire il sangue nelle vene. Comunque il sangue e le vene sono il “portale d’accesso” di energie vitali “il sangue è vita” dice il celebre conte nell’ultimo Dracula di Coppola.
Coppola, di famiglia emigrata dal meridione d’Italia conosce bene come il vampiro ed il narciso il frutto dolcissimo e paralizzante della malinconia, Coppola ripropone quel rapporto tra morte e vita indissolubile sempre presente ed incombente come nel dipinto “il trionfo della morte”, ripresenta in termini autentici della costanza tra sangue e violenza, tra desiderio e distruzione che ha tipizzato il sud d’italia nel mondo, ed oserei dire il sud del mondo nel globo stesso.
In quest’ultimo film, Dracula pur terribile e temibile, è un affascinante ed elegante uomo, che rinuncia alla vita per amore, rinuncia a Dio per il dolore, ed abbraccia la non morte come tentativo (vano) di allontanare da sè la sofferenza per la morte di Elisabeta.
E’ un Narciso elegante e raffinato, mai volgare neanche nelle scene più macabre, è un uomo che sceglie una non morte che equivale a una non vita.
Il Vampiro, col conseguente vampirismo, nasce per far fronte ad un terribile dolore ed alla separazione dall’Oggetto d’amore: la moglie amatissima.
E’ dunque una formazione reattiva che dovrebbe distanziare il disperato dalla sua disperazione, il sofferente dalla sua sofferenza. Diviene invece, come nella patologia psicologica, un circuito che dà briciole di piacere. Il soddisfacimento sostitutivo (la vittima casuale del vampiro, che dovrebbe allontanare il dolore della perdita ( Elisabetta morta suicida e consegnata dunque all’inferno, come sapientemente ripetuto dal prete) porta ad un imprigionamento dell’io.
La persona ( Dracula) è costretto a rituali ( il giorno e la notte, la bara con la terra, il morso, gli specchi da evitare etc) tipici di uno stile Ossessivo di personalità.
Come il paziente giovanissimo che si trova scoperto dalla madre durante un rapporto omosessuale tra coetanei. Un piacevole gioco tra pari diventa da quel momento un bisogno da frustrare, da punire, il piacere sarà da allora in poi sostituito dalla punizione. Il suo piacere è adesso il ricercare amanti pericolosissimi che lo usino, puniscano fino alla ricerca sempre più pressante di rapporti non protetti che” mi puniscano” per il male che ho in me.
Tutto verrà risolto quando la rinuncia all’oggetto privilegiato d’amore, la accettazione della separazione, il principio di realtà sarà vittorioso sul principio di piacere, Elisabetta/Mina dà la pace a Dracula, e chiaramente gli taglia la testa e spacca il cuore.
Bene direbbero alcuni, terribile altri.
I moralismi, non attengono alle riflessioni scientifiche, il Vampiro come metafora densa di riflessioni simboliche offre spunto per ogni forma di tensione tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tutti concetti ai quali non è sempre necessario sacrificare la riflessione.
Nel caso dei due pazienti però precetti moralistici obsoleti hanno prodotto un dolore fortissimo, l’idea che il sesso e il corpo siano luoghi di peccato e per questo da nascondere e da punire, il piacere comunque ricercato passerà allora attraverso il tortuoso sentiero della autopunizione.
IL Vampirismo, in vecchi trattati di psichiatria e psicologia sempre più vecchi quanto più reiterati nella convenzionalità dell’attuale pensiero scientifico del chiacchiericcio, è descritto come la patologia sessuale del provare piacere dal succhiare sangue dal collo delle vittime.
Questa riduttiva concezione del vampirismo mi ricorda il primo libro sui vampiri del 909 d.c. di p. Costantino da Baviera che elenca 500 modi per divenire vampiro tra cui : morire scomunicato, morire da licantropo, morire con una maledizione da parte del genitore, e …. Morire cadendo sul lato sinistro del Carro?
La scienza, che chiaramente si mette ( o dovrebbe) mettersi in discussione, ha offerto nei secoli diverse interpretazioni tra cui certamente ma non solo quella psicologica:
a) La sindrome di Renfield: rara malattia (???) che porta la persona a ritenersi vampiro, il 99% degli affetti è maschio, con carattiristiche di zoofagia, desiderio di sangue legato al bisogno sessuale etc. Straordinario valutare, come sostengo da anni, che tale sindrome è stata descritta dopo Stoker e il suo Vampiro, cioè io credo che il Mito abbia offerto come sempre un contenitore validissimo per un malessere d’altra natura, come fa Cenerentola, Biancaneve, l’integralismo e i suoi rituali rigidi, etc.
b) Porfiria: rara malattia del metabolismo, ritenuta base fisiologica del vampirismo dal dott. Dolphin docente di chimica All’università della Columbia Britannica. Gli esperti di Porfiria ( come riportato all’indirizzo http://www,dsi,unive.it/ mbonatti/vamp.html) hanno “ contestato” questa teoria dicendo che il bere sangue non allevia il dolore degli ammalati di Porfiria
c) rabbia: suggestiva ipotesi del neurologo Gomez-Alonzo secondo cui alla base della nascita dell’Icona del Vampiro possa esserci una epidemia di Rabbia scoppiata nell’EUropa orientale intorno al 1720. Il neurologo spagnolo descrive le caratteristiche comuni tra la iconografia del vampiro ed i sintomi prodotti dal Virus della Rabbia.
Trovo interessante parlare di Rabbia, ma mi preme riflettere come la icona del vampiro sia di quasi un millennio precedente, anzi a volere includere la mitologia dello Zohar, il libro dello splendore, ancora più vetusta.
Certo di rabbia si può parlare, ma credo poterla intendere in una accezione più psicologica: la rabbia per la impotenza a gestire una separazione e una perdita, la rabbia del lutto, la rabbia verso una Legge Morale spietata e crudele che non da spazio all’amore e al dolore, la rabbia verso un mondo acquitato e paludoso ( come sono paludati i sacerdoti ortodossi che maledicono Elisabetta non contendo e alleviando il dolore del Conte, probabilmente producendo il vampiro futuro). Ma Edipo sarebbe stato senza la profezia? Avrebbe ucciso il re padre e sposato la regina madre, se qualcuno non gli avesse rivelato l’arcano?
Dracula si sarebbe donato all’eterna notte se…?
Una tribù delle Filippine , Bebarlangs, pratica uno strano tipo di vampirismo, succhiano le forze vitali attaverso il “ corpo astrale” della vittima. Una ricerca psichica di una fonte di energia da depredare.
Tale forma di vampirismo è riconosciuta anche in occidente attraverso più o meno mistificate credenze New o Post o Pre Age.
Il dato è quello della precarietà dell’Individuo e del suo bisogno di rituali per proteggersi, il bisogno di poter dire il bianco è Bianco, il Nero è nero, di categorizzare in modo rigido e riconoscibile il bene dal male.
Certo Stoker e Coppola smarriscono questo astuto categorizzatore, così certo e risoluto, quando ci pongono difronte alla tragedia d’amore del conte e la contessa, quando ci mostrano la dolcezza e la sensualità delle lacrime di Mina raccolte e rese diamanti nelle mani di chi ha ricercato la amata atraverso la notte dei tempi.
Tra bianco e nero sappiamo in realtà esserci una infinità di tonalità, certo la realtà diviene di più complessa elaborazione.
Mi sembra, cioè, che la volontà di ridurre a semplice ciò che è complesso sia una tentazione fortissima ma poco fruttuosa.
Questo vampiro è il segno del limitare.
Come le passioni più profonde, le pulsioni in termini psicanalitici, i bisogni della psicologia della Gestalt, tutto si manifesta quando le luci della ragione lasciano il posto al buio dell’inconscio.
I sogni con il loro contenuto erotico che ci angoscia, con la violenza che ci atterrisce, con Eros e Thanatos che si fronteggiano e flirtano allo stesso tempo, i sogni con il loro nascere al limitare del giorno e della notte. Così il vampiro con la sua carica di sensualità e violenza appare al limitare del giorno e della notte, scompare con il sole.
La associazione tra vampiro e sessualità sfrenata e rintracciabile in ogni descrizione del maligno, una certa padagogia così utile ai guadagni degli psicoterapeuti crea schiere di sofferenza attraverso l’attualissimo connubio tra sesso e perdizione, piacere e peccato, sfrenatezza e alienazione.
Come già ai primi del settecento, ed agli inizi del 20^ il vampiro rinasce dalle sue ceneri in coincidenza della scomparsa di società tradizionali, dove gli incantesimi di turno ed il cattivo di turno tranquillizavano le inquetudini del cambiamento. Rituali rigidissimi e vampiri assetatissimi rispecchiavano il malessere di una cultura che si trasforma o muore.
Ho iniziato questa mia riflessione da internet ed i linguaggi di un corpo frantuamato dal WEB e dal Catodico e ricomposto nei nostri schermi modificato.
In un periodo in cui i Virus viaggiano via rete, le notizie vampirizzate dagli Hackers, il timore è grande. Ma più grande sembra il cambiamento che si è prodotto a cavallo dei millenni. Gutamberg o WWW, o altro, Cavallo e Macchina a Vapore, carne cruda o cotta dalla scintilla di Prometeo, l’ansia di risposta è il frutto del metabolismo del cambiamento. L’ansia richiama tutte le angoscie e tutte le separazioni, il lutto, l’abbandono, la nostra volontà di non morire e di non lasciar morire chi amiamo…come il vampiro.