Mr. Alan Moore autore ed ex fenomeno da baraccone (nei panni della “Strana Cosa del Borneo”), è principalmente noto per i suoi libri prodotti per il pubblico dei lettori più giovani. Ha sbalordito il mondo dei Penny Dreadful con noti opuscoli come “Un Giardino Infantile di Orrori Venerei” (1864), e “Cocaina e Canottaggio: La Via della Salute” (1872) prima di ereditare uno stabilimento di iuta in Cumbria e spirare tra il disprezzo di tutti nel 1904.
Ovviamente nulla di ciò che trovate qui su riportato circa la vita di Alan Moore, risponde a verità salvo essere smentito da un clamoroso caso di omonimia.
Ad ogni buon conto, questo bizzarro stralcio autobiografico decora la bandella di chiusura del primo volume de La lega degli straordinari gentlemen (Magic Press 15 €).
Trovo interessante che Alan Moore giochi con la sua identità fingendosi uno scribacchino d’epoca perché il suo è uno di quei casi cui l’Establishment gira attorno con sospetto.
Lo guardano, il povero Alan, lo annusano, lo nominano, lo amano, e se lo celebrano, lo fanno nei loro salotti esclusivi durante una conversazione quando arriva il momento della citazione colta. Non credo che lo leggano. Dovrebbero.
Alan Moore è l’autore di Watchmen, probabilmente l’opera a fumetti più importante di sempre, da cui l’attento Terry Gilliam avrebbe voluto trarre un film, è l’autore di V for vendetta che gli è valso alcuni tra i più importanti premi del mondo fumettistico, ma parrebbe che e a Hollywood lo snobbi. Peccato, i suoi fumetti, come tutti i fumetti ben congegnati sono, tra le altre cose, ottimi storyboard. Credevo che questa “dritta” fosse passata per le testoline giuste, immaginavo si dovesse anche a questo l’incredibile arrembaggio dei super uomini in calzamaglia tra le ultime uscite del “cinema USA”,(X-men, Spiderman, Daredevil, Hulk.) invece…
Gli anni sono trascorsi e il nostro Alan Moore ha continuato a lavorare di buona lena alla sua straordinaria antologia di film straordinari mai realizzati finché un bel giorno non salta fuori From hell da cui Hollywood trae l’omonimo film con Johnny Depp. E adesso questo La lega degli straordinari gentlemen (in italia La leggenda degli uomini straordinari).
Cosa abbiano in comune questi due titoli è presto detto:
sono “liberamente tratti dall’omonima opera illustrata di Alan Moore”.
Quando accadrà il miracolo? Quando smetteranno di credere che per fare del buon cinema le trovate siano decisive? Comprenderanno mai che la fantascienza necessita, più che qualunque altro genere, di scrittori veri? Arriverà mai il giorno in cui leggeremo screenplay by Alan Moore?
Fino ad allora siamo condannati a veder scorrere le immagini stupefacenti di clamorosi buchi nell’acqua, personaggi e plot mai immaginati e dalle possibilità illimitate ridotti a “stereotipi” prima ancora di divenire “tipi”.
Indimenticabili dialoghi seviziati da sceneggiatori non all’altezza,
doppi sensi mortificati dall’incuria, e poi le audaci acrobazie con le parole, i segni, i significati… Tagliate, cancellate, strappate via senza ritegno.
Vorrei tanto parlare di questo film, parlarne bene, ma è troppo facile dispensare emozioni partendo da idee straordinarie per poi lasciare che tutto si perda per rotte conosciute seppure tracciate da un Nautilus di sorprendente magnificenza.
Non guardate il film, correte a comprare il romanzo illustrato e avrò avuto quanto meno il merito di presentarvelo io, mr. Alan Moore.
È l’accorato appello di chi conosce le vie perverse di certa cultura del soldo e si impegna affinché non accada ciò che paventa la vena più ironica dello stesso Moore, ciò che forse lui stesso teme più di ogni altra cosa: l’oblio.
Ditelo agli amici, allora, confidatelo ai parenti, Mr. Alan Moore non è vissuto in epoca vittoriana, non è mai stato un fenomeno da baraccone, non ha mai ereditato uno stabilimento di iuta in Cumbria e non morirà tra il disprezzo di tutti.
Alan Moore è in Inghilterra, vivo e vegeto, e sta per strabiliarci con opere di inusitata maestà.
Preparatevi!